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C’ERA UNA VOLTA IL SISTEMA DELLA RAPPRESENTANZA

Il caso di partenza è sempre quello di un Ministro che sceglie liberamente di consultare un gruppo di trenta dirigenti scelti “a caso” per una consultazione sul momento attuale della scuola. Lecito, sia chiaro, un Ministro parla come e quando e con chi vuole. Così come sceglie il proprio staff o la propria task force in base alle proprie amicizie e opportunità, anche politiche.  Il problema si pone, però, quando quello stesso Ministro, omette di consultare chi è stato delegato dai colleghi nella difficile partita della rivalutazione del ruolo, ultimamente opacizzato, del dirigente scolastico. E nella difficilissima partita delle scuole riaperte in presenza. Parliamo soprattutto delle associazioni che, come la nostra, ma anche come altre, ha preso in carico le problematiche dei dirigenti, dalla sicurezza alle modalità, e ai carichi ,di lavoro, associazioni che, al netto delle rivendicazioni di pertinenza dei sindacati, cercano di mettere in luce le discrasie di un sistema che sui dirigenti scarica tutti i suoi malfunzionamenti. Un impianto, un modo di fare, che sta facendo saltare le regole della rappresentanza. I colleghi dirigenti fino ad oggi si sono riuniti in associazioni, oltre che in sindacati, per veder tutelati i propri diritti e per veder portare avanti le proprie rivendicazioni. Ma da alcuni anni a questa parte c’è un tentativo di far saltare questa regola della rappresentanza, un po’ come è successo a livello nazionale, dove non a caso è scomparsa nel tempo la possibilità di indicare una preferenza sulla scheda delle elezioni politiche   e dove un partito, addirittura, decide i propri esponenti in base a consultazioni in rete fra gli iscritti, senza trasparenza e, quindi, senza democraticità.  Le consultazioni “private” del Ministro con i trenta colleghi, pur se legalmente inoppugnabili,  vanno nella direzione di delegittimare politicamente il sistema della rappresentanza. Come non vederlo? Come meravigliarsi della nostra meraviglia? Sia chiaro,  SOLO DIRIGENTI può vivere o morire, chi vi scrive continuerà comunque a fare il dirigente, non è questo (personale) il punto, ma stiamo facendo un ragionamento complessivo per la nostra categoria: dare spago ai tentativi di chi vuole delegittimare le associazioni e la rappresentanza, significa aprire sempre più la strada agli egoismi, alle corse in solitaria per mettersi in evidenza, ai tentativi costanti di arrivare da soli al traguardo. Di questo passo, per la felicità dei nostri interlocutori istituzionali,  continueremo a distruggere ulteriormente la nostra categoria, impedendo ancora una volta a noi stessi di fare fronte comune nella lotta verso traguardi unitari. 

Alessandro Turchi