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POVERA SCUOLA

Stiamo riempiendo le nostre scuole di banchi monouso, di sedie multifunzione, di colonnine per il disinfettante, di sanificatori, di termometri e termo scanner. In un Paese che se ne è sempre importato poco della scuola pubblica, in cui il 60% degli edifici scolastici non ha neanche la certificazione di agibilità, d’un tratto arrivano in modo disordinato, disorganizzato, improvvisato, una manciata di miliardi per acquisti dissennati, nella speranza che siano sufficienti per accogliere, a settembre, gli alunni  in presenza. Ancora una volta i dirigenti scolastici dovranno improvvisare risposte individuali e creative, con tutto il carico di responsabilità sulle loro fragili spalle, comprese le spese "creative" in  affidamento diretto. Ancora una volta i docenti dovranno articolare le loro prestazioni in modo “flessibile”, come forse nessun lavoratore di altri comparti accetterebbe. Ancora una volta la scuola pubblica si connota come il laboratorio dell’insipienza di un Paese, il nostro, incapace di darsi un minimo di pianificazione funzionale al perseguimento di obiettivi di crescita. Finita la pandemia butteremo in qualche sottoscala quintali di disinfettanti, migliaia di mascherine, centinaia di sedie multiuso,  divisori in plexiglass, e, soprattutto, l’idea che sulla scuola pubblica si debba investire in modo pianificato e serio.  

ALESSANDRO TURCHI