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CONTINUIAMO A FARCI DEL MALE

I DOCENTI NON INFLUENZANO LA PUBBLICA OPINIONE, E I DIRIGENTI?

In questi giorni abbiamo letto un illuminante articolo di Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della sera. In buona sostanza, parlando dei docenti, spiegava il perchè del loro silenzio assordante, in questi giorni di proposte provenienti da ogni categoria sociale ed economica. Parla l’uomo della strada, parlano gli economisti, discettano sulla scuola gli anchorman televisivi, le mamme che hanno seguito la DaD, tutti, ma i docenti zitti, nessuna idea, nessuna proposta, quasi che l’alternativa DaD - didattica in presenza o il rientro a settembre e gli stessi esami di Stato, non siano affari loro. In Italia, dice Ernesto Galli della Loggia, non esiste una associazione di insegnanti forte, influente, capace di dettare regole, di muoversi con competenza nei dibattiti pubblici sulla scuola. Da noi al posto di una associazione del genere, che avrebbe tutti i motivi del mondo di esistere, ci sono i sindacati, che però svolgono altri compiti e che, soprattutto, nello stesso calderone, hanno da difendere gli interessi di docenti e ATA, di dirigenti scolastici, di personale con il posto fisso e di precari. Insomma, l’editorialista del Corriere  utilizza proprio questa parola e ci spiega che questo  “calderone”  sta insieme soltanto in virtù delle rivendicazioni, economiche o legate all’orario di lavoro o alla immissione in ruolo di valanghe di precari. E’ da queste considerazioni, dice Ernesto Galli della Loggia, che nasce la dequalificazione dell’insegnante italiano, e la sua assenza dal dibattito pubblico. L’interesse del sindacato è infatti quella di tenere assieme tutto il calderone. In fondo della scuola nel suo insieme, o delle modalità del suo funzionamento, del buon governo della stessa, ai sindacati interessa ben poco. Dovrebbe semmai interessare ai docenti, ma questi si defilano come categoria e si fanno rappresentare da personaggi come, ad esempio,  il capo del maggior sindacato della scuola, “un tizio  che palesemente in vita sua  non si è seduto dietro una cattedra  neppure per un’ora”. Come meravigliarsi poi se nessuno del mondo della scuola ha da dire qualcosa nel merito di ciò che la scuola è o dovrebbe essere,  alimentando  un dibattito su cosa si insegna e su come dovrebbero essere  reclutati i docenti o sul ruolo dell’istruzione in un Paese come l’Italia? C’è bisogno di ricordare che tutto questo discorso possiamo trasferirlo pari pari sulla nostra categoria di dirigenti scolastici? Come sappiamo, cari colleghi, sono molti i dirigenti alle prese con una, due a volte tre tessere, nonostante siano coscienti che i sindacati generalisti sono pieni zeppi di personale ATA, di docenti, di precari e che lo stesso sindacato che spesso si permette di parlare a nome di tutti i dirigenti scolastici italiani, in fin dei conti rappresenta anche docenti. Che voce autorevole possiamo avere noi dirigenti scolastici se parliamo con la voce di tutti i sindacati possibili ed immaginabili e poco con la voce di associazioni professionali rappresentative di tutti? Se continuiamo a non veicolare la nostra idea di scuola e lasciamo parlare solo le istanze sindacali erga omnes, non andremo mai da nessuna parte. Ma forse questo vogliamo. 

Redazione SOLO DIRIGENTI