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ESAME DI STATO 2020: UNA PROVA DI RESPONSABILITÀ

La polemica in atto sulla possibilità o meno di effettuare in presenza il colloquio, la prova superstite dell’Esame di Stato 2020, è la cartina di tornasole della considerazione della rilevanza sociale che la scuola ha nel nostro Paese. E, in particolare, da parte dei suoi stessi operatori. La giustificabile titubanza del Ministero ha subito una scossa con l’articolo di uno degli intellettuali che, in maniera più lucida e argomentata, sta cercando di analizzare le conseguenze sociali della pandemia in atto. L’editoriale di Paolo Giordano, pubblicato il 18 aprile sul Corriere della Sera, esorta il governo a salvare l’orale inserendo tale impegno tra le priorità per dimostrare agli studenti iscritti alle quinte classi delle superiori che questo Stato li prende sul serio. “Per molti ragazzi si tratta di un’occasione unica, che non si ripeterà in seguito.” “L’ultimo anno delle superiori dei nati nel 2001” scrive l’autore, “è stato già rovinato. … Sono quasi cinquecentomila ragazzi, di cui poco più o poco meno della metà non proseguiranno gli studi. Tutti, a prescindere dalla scelta del dopo, si ritroveranno in una fase successiva della vita senza aver compiuto l’esorcismo necessario alla trasformazione.” Lo scrittore sostiene che “siamo in tempo per organizzare un esame orale di presenza, con il distanziamento fisico necessario.” Ma dice di più: “Se non siamo in grado, con due mesi d’anticipo, di garantire una procedura simile per mezzo milione di maturandi, è velleitario anche solo pensare di riaccendere l’apparato produttivo del Paese. Ma l’impedimento che vedo è la nostra propensione immancabile a mettere la scuola in fondo alle priorità, dietro gli aiuti economici alle famiglie, dietro i test sierologici, dietro il calendario di riapertura delle industrie, dietro perfino alla nostra voglia di spiaggia … Perché la scuola, almeno secondo la nostra visione miope, «non fa pil», anzi il PIL lo consuma e basta.” Direi una bella sfida alla quale viene chiamato il nostro esecutivo. Un richiamo, quello di Giordano, che cerca, in maniera appassionata ma anche razionalmente motivata, di portare l’attenzione sull’insostituibile ruolo sociale svolto dal sistema di istruzione. Non l’avesse mai fatto! Il tempo di riorganizzarsi e alcune centrali sindacali sono insorte enucleando un’innumerevole serie di impedimenti, difficoltà, vincoli, limitazioni, inidoneità, inadeguatezze, criticità strutturali, impossibilità di adottare le indispensabili cautele. Quindi, mentre l’intero sistema produttivo si rimette in moto con gradualità e prudenza, il servizio pubblico, che deve provvedere all’acquisizione da parte dei futuri lavoratori di competenze generali e di settore ma anche trasversali di cittadinanza, si dovrebbe tirare indietro reputandosi inferiore a tutti nel poter predisporre quelle cautele e quei presidi che la situazione pandemica richiede. Si badi bene non stiamo parlando della ripresa del servizio scolastico, con tutto quello che ne consegue in termini di frequenza e contiguità, ma della semplice organizzazione, con tutte le cautele del caso, di un esiguo numero di commissioni composte da sette membri più un candidato, se mai accompagnato da un numero limitato di compagni di classe che, in termini di distanziamento, non richiede la disponibilità di un hangar di un aeroporto! Ma tant’è. Evito di annoiarvi e quindi ometto il contenuto di ciò che alcuni rappresentanti dei lavoratori sono pronti a richiedere ai dirigenti scolastici, il vero parafulmine di un’autonomia scolastica interpretata a senso unico, per assicurare uno svolgimento in sicurezza dell’esame. Ma la cosa che mi stupisce maggiormente è che l’elencazione doviziosa e precisa degli obblighi del datore di lavoro (dirigente scolastico) si conclude con un richiamo al fatto che gli stessi dirigenti scolastici, insieme ai presidenti di commissione, avranno poi l’onere di verificare il rispetto delle direttive sulla sicurezza della L. 81/2008 e l’idoneità dei locali, con enormi rischi personali. Ma gli estensori di questi documenti che, in alcuni casi, appartengono agli stessi ambienti che hanno fatto e continuano a fare il bello e il cattivo tempo in materia di politica scolastica, presidiando nella pratica, insieme alla classe politica, l’amministrazione della pubblica istruzione negli ultimi decenni, non si sono resi conto, prima della pandemia, dello stato pietoso di un notevole numero delle strutture che accolgono gli istituti scolastici? Dell’ingente numero di edifici privi di agibilità e del certificato di prevenzione incendi? Non parliamo dei comunicati di alcuni sindacati dei dirigenti scolastici che ho avuto modo di leggere. Si prefigura una defezione di massa da parte dei membri interni e dei presidenti di commissione  mettendo in forse il valore aggiunto di un esame in presenza e quindi dell’intero impianto dell’esame di Stato, celebrato sino al precedente anno scolastico non senza alcune criticità, nel quale il colloquio in presenza risultava probabilmente la prova più autentica. Alla faccia del senso del dovere e dell’etica della responsabilità! È questa rappresentazione di sfascio, di incapacità delle scuole di attrezzarsi a organizzare una prima forma di distanziamento nei confronti di meno di un quinto della propria utenza, tra l’altro convocata in giornate diverse, che potrebbe continuare a dare l’immagine di assoluta irrilevanza del sistema scolastico e di mancanza di dignità di coloro che vi operano, immagine che peraltro lo stesso sistema, in un momento come questo, non merita, vista la capacità di attrezzarsi per modificare la propria modalità di erogazione del servizio in favore della didattica a distanza di cui ha dato prova da due mesi a questa parte. Il ministro in carica si è mostrato sensibile alla sollecitazione proveniente dal mondo della cultura e sembra indirizzare l’azione di governo in tal senso. Ecco signor Ministro, è questo il momento di far comprendere al sistema scolastico che lo Stato prende sul serio i neo maggiorenni e i neo elettori, non solo assicurando la prova orale in presenza ma accompagnandola con una serie di provvedimenti che prevedano un protocollo chiaro e la dotazione di strumenti e dispositivi di protezione forniti direttamente alle scuole che diano la prova che si tratta di un vero Esame di Stato. Potrebbe essere questa un’inversione di tendenza della considerazione attribuita da chi governa al mondo dell’istruzione, degno segnale di una ripresa determinata anche da uno ristabilimento delle priorità. Ad una presa in carico di questo genere sono certo che il mondo della scuola saprà rispondere.  È una prova di responsabilità che Lei dovrà far pesare all’interno dell’esecutivo per ottenere i necessari provvedimenti. È una prova di responsabilità che la scuola si aspetta. È una prova di responsabilità dovuta a giovani cittadini che,  in un momento delicato come questo, non possiamo deludere.

 

Antonio Francesco Diviccaro – Comitato Direttivo SOLO DIRIGENTI