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UN SOLO COLPEVOLE

Un dato di fatto: in Italia la scuola è considerata inutile. Secondo un recente rapporto Eurostat siamo terzultimi in Europa per investimenti nel settore educativo,  spendiamo il 3,8% (nel 2019 il 3,5%) del Pil, oltre un punto in meno rispetto alla media europea (4,9%) e molto al di sotto di altri Paesi europei come la Danimarca (7.00%), la Svezia (6,5%) o extraeuropei, come la Svizzera e la Norvegia (5%). I risultati si vedono, in termini di ritardo nell’innovazione, in termini di risorse professionali scadenti, spesso reclutate in modo approssimativo, in termini di una edilizia scolastica catastrofica. A proposito dei docenti, gli italiani sono ultimi in Europa come retribuzione (fonte Ocse-Education at a glance 2018). A livello di scuola secondaria di primo grado, ad esempio, nel nostro Paesesi inizia la carriera  con una retribuzione base lorda di 24.849€, per arrivare a 37.211€ al termine della carriera. In Olanda, invece, un docente a fine carriera, nello stesso ordine di scuola, arriva ad uno stipendio di 75.435€, esattamente il doppio. Che dire poi dell’edilizia scolastica, sul banco degli imputati in questi mesi? Non solo per i tanti crolli, per gli innumerevoli incidenti, per le tante aree che, in molte scuole, sono transennate, inagibili e interdette agli studenti. Non solo per la “sentenza Principe”, per la manifestazione del 30 ottobre, per lo stato di fibrillazione che oramai contrassegna il nostro operato di dirigenti scolastici. E’ un dato di fatto  il degrado evidente, lo stato di abbandono e il “rompete le righe” relativi all’edilizia scolastica. Ogni anno i sempre meno ascoltati rapporti di Legambiente  lo sottolineano in maniera implacabile. L’ultimo dossier fornisce alcuni dati inequivocabili: delle 44.896 scuole statali italiane, il 46,8% necessita di interventi urgenti di manutenzione. Tre scuole su quattro al sud sono in un’area a rischio sismico e, di queste, soltanto il 27.4%  ha ottenuto la verifica di vulnerabilità sismica e solo l’8.6% le indagini diagnostiche dei solai. Una lunga serie di dati e di “prove provate” che la scuola in Italia ha sempre meno importanza e che la politica (e l’opinione pubblica che la vota) ha deciso così e lavora da almeno venti anni con l’obiettivo di renderla marginale. Con alti e bassi ma con il trend accertato di una lenta “dismissione” di questo settore dalla vita pubblica italiana. E, coerentemente, questo percorso di dismissione lascia per strada continui “buchi” normativi, continui omissis, continue mancate riforme, in una sorta di scaricabarile permanente che accompagna la vita di tutti noi che nella scuola operiamo. Con l’idea di base che dei disservizi quotidiani, in termine di insicurezza, di impreparazione delle nuove generazioni, di disoccupazione futura, di mancata innovazione, di confusione di ruoli, di segreterie inadeguate, risponderà sempre e solo un unico colpevole. Il dirigente scolastico.