· 

SIAMO TROPPO IMPEGNATI

 

Vi siete mai chiesti come mai i dirigenti scolastici, che potrebbero essere una categoria unita, solidale, forte, una categoria capace di dettare le condizioni e le regole per essere un punto di riferimento, un anello di congiunzione fra la politica e la “costruzione” del sapere, fra le istituzioni e gli stakeholders e le esigenze alte di una società della conoscenza che muta continuamente. Vi siete mai chiesti come mai contiamo sempre meno? Come mai siamo divisi in decine di sindacati, sigle e siglette, molte delle quali silenti. Come mai quando si chiede la partecipazione fisica, sono pochissimi i dirigenti che si muovono, che escono dagli uffici per partecipare a qualcosa, a meno che non vi siano motivi contingenti, mai comunque legati alla presa di coscienza di categoria. La risposta a questi “perché” sono i troppi impegni. Siamo talmente indaffarati fra circolari da interpretare, sicurezza da gestire, esami, NEV, RAV, PDM, POF, genitori, progetti, PON, FESR, POR, Erasmus, che ci dimentichiamo di noi stessi. O, almeno, ci auto releghiamo in fondo all’angolino delle cose da fare. A volte siamo a posto con la coscienza per aver proceduto all’iscrizione da qualche parte, nel nostro caso a SOLO DIRIGENTI, in altri casi a sindacati e altre sigle, siamo talmente a posto con la coscienza che poi, alla fine, ce ne dimentichiamo dell’iscrizione fatta, ce ne disinteressiamo, salvo qualche chiacchiera sulle chat dedicate. Ebbene, così non si va da nessuna parte. O nasce una coscienza di classe, un senso di appartenenza ad una categoria che è o dovrebbe essere il punto di forza delle nostre scuole, o possiamo chiudere ogni tentativo di rivendicazione. Siamo talmente poco coscienti del nostro ruolo e della nostra forza che spesso i nostri rappresentanti in Parlamento o al Governo, una volta giunti a Roma, si dimenticano di essere stati dirigenti scolastici e si fanno assorbire dalla routine di partito, dal bel mondo ministeriale (e stipendiale), dalla visione della scuola come un oggetto lontano e, tutto sommato, inutile. Sta a noi decidere se vogliamo continuare a gestire il nostro lavoro cercando il piccolo favore personale, se vogliamo continuare ad acquisire benemerenze presso qualche potente di turno o qualche pseudo sindacato/associazione, o se vogliamo invece cominciare a sentirci una categoria che si fa rispettare. Noi la nostra scelta, evidentemente, l’abbiamo fatta…

Alessandro Turchi